Piemonte, 3 ottobre: i volontari in piazza a difesa del 118
di Luciana Salato
Da mesi i 9mila volontari delle 81 associazioni Anpas del Piemonte chiedono un incontro all’assessore Tutela Salute e Sanità Regione Piemonte, Paolo Monferino e al presidente Regione Piemonte Roberto Cota per comprendere quali saranno le strategie messe in atto dalla Regione nella rivisitazione del Sistema Emergenza Urgenza 118 piemontese e di tutti i servizi socio-sanitari, a mezzo ambulanza, gestiti in convenzione con il Servizio Sanitario Regionale.
«Mai silenzio è stato così fragoroso – afferma il presidente regionale Anpas, Andrea Bonizzoli – da oltre un secolo assicuriamo con la nostra opera gratuita di volontari la gestione delle emergenze e sin dalla nascita del 118 in Piemonte siamo protagonisti qualificati e primari del sistema, ma la Regione non sente il bisogno di parlare e confrontarsi con noi su quelle che saranno le scelte che farà e che ricadranno su noi e su tutti i nostri concittadini».
Il 118, grazie all’insostituibile lavoro congiunto pubblico-privato svolto negli ultimi 20 anni, è un elemento di eccellenza, di trasparenza e di garanzia per l’intera collettività. Eppure, a fronte dei continui proclami di un sostanziale piano di potenziamento del sistema stesso, la Regione in questi mesi sta annunciando, al contrario, tagli lineari ai convenzionamenti.
Da tempo sosteniamo che sia necessario razionalizzare le risorse regionali, tagliare i costi della politica ed eliminare gli sprechi e che non devono essere depotenziati, a discapito della cittadinanza, i servizi sanitari primari e di emergenza urgenza.
I tempi di rimborso delle spese che sosteniamo e anticipiamo per i servizi resi si allungano sempre di più costringendoci a chiedere consistenti anticipi bancari per far fronte alle necessità quotidiane di carburanti, acquisto e manutenzione delle ambulanze, degli automezzi, delle attrezzature sanitarie, pagamento degli stipendi e degli oneri connessi al personale dipendente. Quest’ultimo, in via assolutamente marginale rispetto all’impegno dei volontari, assicura la copertura dei turni di servizio in orario diurno dei giorni feriali, dove maggiori sono i servizi e minore è la disponibilità dei volontari per motivi di lavoro o di studio.
Al volontariato sanitario potrebbe essere addirittura chiesta una riduzione del 5% dei costi sostenuti; ma come possiamo contenere i costi se i prezzi del carburante e del materiale aumentano in modo esponenziale? E come può fare il volontariato a ridurre i costi, non avendo margini di guadagno e disponendo, negli ultimi tempi, di sempre minori contributi pubblici e privati?
Tutti elogiano pubblicamente il volontariato per l’opera che svolge ogni giorno in tutti i settori, ma con altrettanta sollecitudine si dimenticano di noi volontari quando diventiamo attori scomodi nel reclamare il rispetto dei diritti di tutti i cittadini.
Il volontariato Anpas ha mai scioperato e mai lo farà perché vorrebbe dire danneggiare gravemente la popolazione e violare la missione del nostro movimento – «l’assistenza intesa come azione rivolta verso “qualcosa” svolta a fianco di “qualcuno” e sviluppata in modo “pubblico”» – ma questo non vuol dire che siamo disposti a tacere e mercoledì 3 ottobre, per la prima volta nella nostra lunga storia, saremo in piazza a protestare e a gridare con tutta la nostra voce che adesso la misura è superata e che, come cittadine e cittadini, ma anche come volontarie e volontari diciamo ADESSO DOVETE ASCOLTARCI.