“La madre dei ragazzi. La vita e la lotta di Felicia Impastato”
La cornice è quella dell’inclusione sociale e della legalità, la forma quella del teatro. Domani, domenica 11 maggio, alle ore 19.30, nell’Auditorium della Parrocchia Risurrezione del Signore di Librino a Catania (viale Castagnola n. 4), andrà in scena lo spettacolo “La madre dei ragazzi. La vita e la lotta di Felicia Impastato”, con Lucia Sardo (autrice anche dei testi) per la regia di Marcello Cappelli.
Si tratta di un evento, con ingresso gratuito, organizzato dal Centro di Servizio per il Volontariato Etneo, nell’ambito delle due reti tematiche dell’inclusione sociale e della legalità, di cui lo spettacolo rappresenta il nodo di congiunzione ideale: ruolo della donna, memoria, impegno civile sono i temi che il Csve ha affrontato nella realizzazione delle reti tematiche, da Catania con l’allestimento delle scarpe rosse in Piazza Università il 25 novembre 2013, ad Acicatena con la manifestazione dell’8 marzo.
Lucia Sardo, interprete del film “I cento passi” nel ruolo di Felicia Impastato, intende con questo spettacolo rivolge un omaggio alla donna che con la sua lotta costante ha dato una nuova speranza alla Sicilia, una speranza di riscatto e cambiamento. Nel giorno della festa della mamma l’attrice presenterà questa madre speciale attraverso parole e video.
Ma chi è Felicia Impastato? Quelli che hanno visto il bellissimo film di Marco Tullio Giordana, “I cento passi”, sanno che a questa donna, nel 1978, uccisero il figlio Peppino con una carica di tritolo. Felicia era la moglie di un mafioso e, se avesse seguito il codice della mafia, avrebbe dovuto tacere e imporre all’altro figlio il dovere di compiere la vendetta. Felicia, che, proprio attraverso Peppino, aveva intuito che altri erano i valori di cui farsi carico, ha interrotto la faida, non ha risposto con la vendetta, non ha ribattuto col delitto, ma ha preteso che fosse lo Stato a punire l’assassino di suo figlio. Non fu dunque facile per Felicia Impastato trasgredire il codice della mafia, eppure lei non ha esitato ad affrontarla apertamente, prima costituendosi parte civile contro ignoti e in seguito, attraverso dichiarazioni, interviste, aperte denunce a indicare in Tano Badalamenti l’assassino di suo figlio. Con la sua ostinazione, il suo coraggio era riuscita, anche se ben ventiquattro anni dopo la morte del figlio, a vederne conclusa l’inchiesta con la condanna all’ergastolo di Tano Badalamenti. Sono stati lunghi anni di lutto, senza cedimenti. Non perdeva occasione per dare un senso alla morte di Peppino, per farne un simbolo della lotta antimafiosa trasformando la sua casa in un luogo d’incontro, una casa della memoria che è stato stimolo e testimonianza dove far rivivere gli ideali della lotta di Peppino e trasmetterlo alle nuove generazioni. Gli avvenimenti narrati alternano momenti di lotta ad attimi di vita quotidiana, nel tentativo di ridare un ritratto di questa donna scevro di ideologia e mito.
Le attività delle reti tematiche del Csve continueranno con vari incontri ed attività, compreso il cineforum che verrà realizzato presso la sede della Misericordia di Librino e la manifestazione dal titolo “Donne coraggiose” in programma il 18 maggio ad Acicatena.