Anpas Sicilia: “I migranti sono uomini, non bestie”
di Giovanni Albanese
“Non possiamo più far finta che lo sbarco dei migranti provenienti dai Paesi del continente africano sia un problema da risolvere solo a Lampedusa o in Sicilia. Il Governo deve rendersi conto dei limiti con i quali si continua a fronteggiare questa emergenza”. Così il presidente di Anpas Sicilia, Lorenzo Colaleo, sui continui sbarchi di migranti attraverso le coste siciliane, dove ormai da mesi sono presenti anche i volontari delle pubbliche assistenze per supportare le istituzioni durante gli sbarchi e in qualche caso curare gli aspetti logistici e socio-assistenziali nei campi di accoglienza.
“Il Mediterraneo è diventato un cimitero di innocenti e tutto questo nel 2013 è sconcertante – spiega il presidente di Anpas Sicilia, già responsabile delle aree di sviluppo di Anpas Nazionale -. Si deve creare un corridoio umanitario credibile. E’ necessario riconoscere l’asilo politico di uomini e donne che scappano dalla guerra, cercando di portare in salvo i propri figli. Bisogna dare a queste persone condizioni di vivibilità dignitose e non un trattamento da carcerati come avviene in questo momento. Ci troviamo di fronte a uomini da supportare fisicamente e moralmente, non a bestie da ammassare in attesa di essere rispedite a casa e riprendere il ciclo della speranza”.
Proprio dal mondo del volontariato, sensibile a queste tematiche, potrebbero giungere le proposte migliori per un modus operandi diverso, migliore, per accogliere i migranti.
“Ritengo necessario a questo punto che si passi alla pianificazione di questa realtà, al di là della gestione emergenziale ormai all’ordine del giorno – conclude Colaleo -. Sarebbe utile insediare un tavolo tecnico alla Regione Siciliana, al quale sia presente anche il Dipartimento regionale di Protezione civile, l’Assessorato regionale alla Famiglia e le reti di volontariato che ogni giorno supportato le istituzioni per fronteggiare un’emergenza che difficilmente si fermerà, pur una legge assurda, la Bossi-Fini, che va immediatamente abolita e sostituita, partendo da logiche di accoglienza e integrazione, piuttosto che militarizzate”.